MUNICIPIO X Duecento metri di vergogna.
Se ti capita di percorrere l' Appia, all' altezza di IV Miglio (X Municipio) svolta per via del Quadraro ed osserva lo scempio che si consuma in poche centinaia di metri. Passaci a piedi o in bici e ti accorgerai, se avrai la fortuna di non essere travolto, che il cartello che indica la presenza del Fosso dell' Acqua Mariana e ne racconta la storia è seminascosto, confuso dalle erbe incolte, dalla sporcizia. Sarai attratto dagli enormi cartelli, di pessimo gusto, che denunciano la presenza di un rivenditore di materiali edili, ubicato in un lembo di terra, stretto e lungo, posto fra il fosso e la ferrovia, nella fascia di rispetto di quest' ultima.
Come mai una tale concessione, proprio lì, a lambire la linea ferroviaria, quasi che si possano ordinare mattonelle o calce direttamente dal finestrino del treno? Tra rifiuti «antichi» stratificati ai bordi della strada, senza marciapiede né ciclabile (e dire che di ciclisti ne passano tanti), avanzerai fra recinzioni realizzate con reti di materassi, rigorosamente arrugginite. Un telo verde che delimita l' intero perimetro di un campo di calcio ti occulterà parzialmente la vista dell' acquedotto romano di Claudio e delle sue arcate maestose. Ancora pochi passi e noterai le baracche di popoli nomadi, stranamente divenuti stanziali, che si addossano direttamente sui resti archeologici, quasi a ridosso del secondo ponte della ferrovia, sotto cui vedrai vecchi contatori e cavi elettrici. Chissà quante volte hai percorso con l' auto quel tratto, ma non hai avuto il tempo di chiederti perché, di denunciare, di protestare, di capire, di indignarti per il tuo denaro sprecato. Intrappolati dai problemi, dalla mancanza di tempo, dalle autorità inesistenti, restiamo inermi e sulla nostra indifferenza qualcuno costruisce «imperi» personali.
Come mai una tale concessione, proprio lì, a lambire la linea ferroviaria, quasi che si possano ordinare mattonelle o calce direttamente dal finestrino del treno? Tra rifiuti «antichi» stratificati ai bordi della strada, senza marciapiede né ciclabile (e dire che di ciclisti ne passano tanti), avanzerai fra recinzioni realizzate con reti di materassi, rigorosamente arrugginite. Un telo verde che delimita l' intero perimetro di un campo di calcio ti occulterà parzialmente la vista dell' acquedotto romano di Claudio e delle sue arcate maestose. Ancora pochi passi e noterai le baracche di popoli nomadi, stranamente divenuti stanziali, che si addossano direttamente sui resti archeologici, quasi a ridosso del secondo ponte della ferrovia, sotto cui vedrai vecchi contatori e cavi elettrici. Chissà quante volte hai percorso con l' auto quel tratto, ma non hai avuto il tempo di chiederti perché, di denunciare, di protestare, di capire, di indignarti per il tuo denaro sprecato. Intrappolati dai problemi, dalla mancanza di tempo, dalle autorità inesistenti, restiamo inermi e sulla nostra indifferenza qualcuno costruisce «imperi» personali.
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(29 settembre 2011) - Corriere della Sera
(29 settembre 2011) - Corriere della Sera
Nando Scanu ha scritto sul ilQuadraro.it
Sono sempre botte al cuore, e talvolta alla schiena, per le buche della strada sfossata per un tubo rotto dieci mesi fa che da allora aspetta due carriolate di bitume.
Che ci vuoi fare, non abbiamo più voglia ...... di niente.
Sono sempre botte al cuore, e talvolta alla schiena, per le buche della strada sfossata per un tubo rotto dieci mesi fa che da allora aspetta due carriolate di bitume.
Che ci vuoi fare, non abbiamo più voglia ...... di niente.