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Il pomeriggio noi ragazzini uscivamo come tutti i giorni da scuola, era la Damiano Chiesa qui al Quadraro, il cielo era tutto nero e minacciava temporale, già tuonava e dovevamo sbrigarci per tornare a casa, passando per via Cincinnato incontrammo come tutti i giorni Giovannino appoggiato al muro di casa, alla nostra vista ci pareva sempre uno strano tipo, un uomo forse di 20 anni o di 30 ma la sua età era difficilmente definibile, vestito con abiti rimediati regalati da qualcuno meno povero di lui, un paio di pantaloni stropicciati che lasciavano la gamba scoperta dallo stinco in giù mostrando i suoi piedi senza calzini e le scarpe aperte calzate a mò di ciavatte, una giacca le cui maniche gli coprivano anche le mani e le saccocce aperte e scucite dove teneva sempre un fazzoletto arrotolato e sporco con il quale si soffiava il naso sempre raffreddato, in testa portava un basco nero alla francese anche questo sicuramente dono di qualche generoso, la sua faccia era sempre la stessa, sguardo assente e occhi sbarrati e impauriti, scarno con un grande naso passava tutto il giorno a scaccolarselo, per noi ragazzini incoscienti e cattivelli era un personaggio che si prestava ad essere preso in giro, non riuscivamo a vedere la sua demenza che si portava dietro fin dal suo stato fetale.
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Erano gli anni sessanta quando in via Giulio Igino, piccola traversa di via Columella al Quadraro, c'era un proliferare di piccole attivita' dei suoi abitanti, erano tutte casette molto basse che iniziavano dall'ingresso della via, dove si accedeva da un arco di marmo e si prolungavano parallelamente leggermente in salita una di fronte all'altra fino a via dell'Aeroporto, erano tutte bianche tinte a calce, sembrava una piccola Casbah araba, la mattina sempre puntuale arrivava Maddalena, una vecchina molto piccola e aggobbata, spingeva il suo carretto pieno di frutta fino all'ingresso dell'arco e rimaneva li' fino all'ora di pranzo per vendere quelle poche cose, quando noi ragazzini la vedevamo arrivare gli correvamo incontro per aiutarla a spingere quel carretto per gli ultimi cinquanta metri, una volta che questo era posizionato ci regalava dieci lire, e' evidente che aveva un grande senso del lavoro.
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Il Quadraro era composto da Gente che veniva dalla fame e aveva voglia di iniziare un nuovo futuro lavorando. C'era il barbiere di nome Lillo con il pischello come aiutante il piu' delle volte era costui che si allenava sulla mia capa. Accanto (dopo il cinema)c'era il negozio del lotto, al vecchio cinema che si vede nella foto ho visto un film della Mitica Mina che cantava(preistoria),questo poi chiuso ha riaperto vicino casa mia(50mt)noi lo chiamavamo "er Pidocchietto".
C'era la Torrefazione Carra che quando tostava il caffè emanava il profumo per tutto il quartiere. Poi che dire del Bar Carfagna ritrovo di tutti,ricordo la prima schedina che giocai li',ero piccoletto,invece de mette 12x,misi i risultati 1-0,2-1,2-0,ecc.ancora stanno a ride. C'era il fornaio moje e marito, mettevano paura, lui alto tipo frankestain, lei piccola bianca e magrissima. Vendavano la pasta sciolta, ancora ricordo dentro ai cassetti, lo zucchero sciolto, e io ci andavo perchè avevano la cioccolata bicolore nocciola e cioccolata, bona.
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Er nasone, e' una delle caratteristiche delle nostre citta', quello qui' sotto e' il piu' vicino a casa mia, dalle parti di via Columella, dista a meno di cento metri, e con lui ho convissuto per tanti anni, ha dissetato non so' quante persone, ha lavato non so' quanti bambini in fasce ,ha riempito non so' quante pentole per cucinare di chi non aveva l'acqua in casa, ha lavato non so quante ferite in tempo di guerra, ha lavato non so' quante macchine ecc. se moltiplichiamo questo per tutti i nasoni che ancora ci sono a Roma, e sono circa 2500, possiamo comprendere come la sua funzione sia stata estremamente sociale, prima ce n'erano ancora di piu', poi nel corso degli anni molti sono stati tolti, e' certo che quando andavo all'estero per lavoro, insieme al caffe' espresso era la cosa che mi mancava di piu, trovarmi in una grande citta' europea che non aveva fontanelle di acqua potabile, mi sembrava quasi una condizione di incivilta', e allora comprendevo la bellezza di abitare a Roma e in particolare in periferia dove di nasoni ce ne sono molti, per questo quando rientravo, e dall'aeroporto entravo in citta', la prima cosa che facevo era fermarmi al primo nasone che incontravo e bevevo anche se non avevo sete, per me' era come un gesto di appartenenza e un saluto alla citta' dove ero nato, e ritrovandomi tra i nasoni, la ferrovia e le case basse, la grande citta' europea era gia' messa alle spalle e finalmente mi ritrovavo nel posto piu' civile che io abbia mai conosciuto, il mio. Luciano Muratori
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il cinema Quadraro alla fine della discesa di via Tuscolana, negli anni 1950 era il cinema, quello buono delle prime visioni, mentre all'interno del quartiere, in via dei Quintili, avevamo il pidocchietto che da noi si chiamava cinema Folgore.
Il nome era gia' tutto un programma,infatti andavamo a vedere le pellicole di seconda visione, i vari Totò e Maciste, americano o italiano che fosse il film, il biglietto costava 80 lire e alla cassa si potevano comprare i bruscolini o il mustacciolo a 20 lire.
Quest'ultimo era una sorta di biscotto duro ma cosi' duro che spesso spaccava i denti, sempre poco curati, a chi masticava troppo in fretta per la fame.
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Negli anni ’50 nella trattoria da Gigetto, fra via dei Lentuli e via dei Quintili, oggi scomparsa, (al suo posto c’è una sezione politica) era cliente abituale Aldo Fabrizi; a via dei Quintili 130 c’era la caserma dei Carabinieri con le stanze di sicurezza al primo piano.
In via Cincinnati al n. 46 anni 70 c’era il PCI, in via Quintili 2 il bar Carfagna.
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Trattoria La Primavera (1920 - 1970)
Roma Via Tuscolana, 555 (Quadraro)
Telef. 790.139
Oggi, anno 2011, sede dell'Asilo Nido
Nel 1920 Mariano Marri comprò la rivendita di vino e formaggi in via Tuscolana 555, dove adesso c’è un asilo nido. In seguito l'attività si trasformerà in Trattoria “La Primavera” diretta dalla moglie Elvira Locatelli, contessa.
La figlia Lucia Marri, nata nel 1900, con il marito Alberto Amadesi, dal 1935 condussero la trattoria fino al 1970. La trattoria fu affittata e nel 1990 gli eredi vendettero tutto a una società edile.
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Nelle casette basse in via dei Sulpici 5, durante l’occupazione la mia famiglia nascose in casa Isabella, Gianmatteo e Giancarlo, i tre figli di Giacomo Matteotti; Peppino Gracceva (con il nome di battaglia di "Maresciallo Rosso", divenne comandante delle Brigate Matteotti, che agivano di concerto con le Brigate Anarchiche in Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. Ebbe come suoi diretti superiori Sandro Pertini e Giuliano Vassalli. Partecipò all'evasione di Pertini e Saragat da Regina Coeli) e lo stesso Giuliano Vassalli (Dall'ottobre 1943 alla fine di gennaio del 1944 fa parte della Giunta militare centrale del CLN. Nel gennaio del 1944 organizzò l'evasione di Sandro Pertini e Giuseppe Saragat dal carcere di Regina Coeli. Fu fatto prigioniero a Roma dai nazisti nell'aprile 1944 e liberato nel giugno dello stesso anno). L.
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Ho vissuto al quadraro dal 1951 al 1962. Abitavo in via dei Quintili, in una casa circondata da un piccolo giardino. Di fronte alla mia abitazione si trovava l'istituto delle suore di Namour, presso cui ho frequentato la scuola materna e trascorso in seguito, nell'oratorio attiguo, pomeriggi dedicati al gioco, al teatro, a piccoli lavori manuali. Dal 56 al 61 ho frequentato la scuola elementare "Ciro Menotti" in via G. D'alloro, per raggiungere la quale dovevo attraversare a piedi prati e distese sterrate comprese tra via degli Angeli e l'aeroporto di Centocelle. Esistevano su via degli Angeli solo 4 palazzi. Detti "i palazzoni", che, ai miei occhi di bambina abituata alle casette e alle baracche di via dei Ciceri, sembravano grattacieli. Ricordo i cinema di via Tuscolana. Il Bristol e l'Atlantic, il minuscolo cinema Folgore in via dei Quintili, che frequentavo molto spesso con mio padre. Il costo del biglietto era alla fine degli anni 50 di sole 50 lire! La mia scuola media "Opita Oppio" era sistemata in un garage in fondo a via dei Quintili. Che bei ricordi della pace di quelle vie senza traffico ne' confusione!
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Dopo vent'anni sono tornata a vivere al Quadraro, mi piace vivere qui' tanti si ricordano di me di quando di corsa mi recavo a scuola in via Maia, non senza aver fatto prima una sosta alla gloriosa pasticceria di Circi in via dei Quintili.
Anche le mura cadenti del vecchio cinema Folgore (Ora restaurato ma divenuta Chiesa Coreana) mi riportano a quando, in compagnia dei miei fratelli, andavo a vedere i film di J.Wyine che non moriva mai nonostante le frecce degli indiani. Era bello allora andare al cinema potevi vedere piu' volte lo stesso film e nessuno ti mandava via, non c'era l'aria condizionata e qundo l'aria si faceva pesante si apriva ilsoffitto e si vedeva il cielo.
Ricordo il mercato di via dei Lentuli con i contadini dai quali mia madre faceva la spesa mentre ci accompagnava a scuola.
Che cosa e' cambiato rispetto ad allora? Il traffico e' piu' caotico, le vie del quartiere sono piu' sporche, molti edifici sono maltenuti dagli stessi propietari.
Il mitico bar Carfagna e il negozio di casalinghi hanno lasciato il posto ad attivita' commerciali che non c'entrano niente con la storia del quartiere.
P. di Tempora