Il sito del quartiere di Roma medaglia d’oro al merito civile osservatorio del Quadraro (diviso tra V e VII municipio) e del resto di Roma nota e, anche quella da scoprire www.ilquadraro.it - scrivi alla redazione ilquadraro@gmail.com
Ascanio Celestini (Roma, 1 giugno 1972) è un attore teatrale, regista cinematografico, scrittore e drammaturgo italiano. Vive nel X Municipio, di origine del Quadraro trasferito poi a Morena.
Uno dei suoi spettacoli più significativi, “Scemo di guerra”, una narrazione ispirata a fatti realmente avvenuti il 4 giugno del 1944, il giorno della Liberazione di Roma.
Per questo lavoro Celestini ha lavorato sui ricordi di suo padre rispetto ai fatti del Quadraro e all’ultimo giorno di guerra nella capitale. Le vicende di quella intensa giornata si snodano tra bambini che rischiano la vita per una cipolla, maiali che finiscono sottoterra, barbieri dalle mani belle, poi tedeschi, fascisti, americani, russi, scimmie e mosche.
Si delinea un percorso narrativo che traccia una mappa reale della città di Roma, intrecciando ricordi di racconti familiari e la Grande Storia, un racconto epico e popolare caratterizzato da strutture narrative sorprendenti, che scatenano nel pubblico flussi di immagini.
La Repubblica.it 20 aprile 2006 — pagina 10-11 sezione: ROMA
Sulla Tuscolana, in cima alla salita del Quadraro, zona Sud-Est di Roma, Ascanio Celestini ferma il proprio motorino Aprilia Rally che ha dodici anni, e a 6-7 chilometri dalla casa di Morena, dove ha vissuto da ragazzino e dove è tornato a vivere da un paio d' anni, risponde col cellulare a un questionario cui lo sottoponiamo in vista della replica unica di domani a Tor Bella Monaca del suo Radio Clandestina. Celestini, lei s' ispira alla società, alla fantasia, ai fatti personali o alle storie di altri? «Tutte e quattro le cose». Come le viene in mente la struttura dei suoi spettacoli? «Io ri-dico e ri-racconto le faccende che ho sentito o letto». Quali sono le sue abitudini di scrittura? «Butto giù d' un fiato e ho già tutto in mente. Ci penso anche tre anni, ma scrivo in un mesetto». Tiene conto dell' età, del sesso, del ceto degli spettatori? «Cerco di scrivere in una lingua comprensibile a tutti. Formule non teatrali, per non mandar via quelli che non sono abituati al teatro». Quando s' è convinto che avrebbe fatto l' attore? «Nel 1996, quando ho iniziato a fare teatro per strada e sono andato nella compagnia livornese del Teatro del Montevaso». Ha avuto un apprendistato come spettatore o insegnanti che intuirono il suo talento? «Ai tempi della scuola non sono mai andato a teatro. C' è stato un professore di educazione fisica delle medie che ha messo da parte un mio tema d' esame, e me l' ha portato di recente...». Un classico che l' ha influenzato? «Pinocchio, perché è pieno di avvenimenti anche contraddittori, è una fiaba crudele, molto evocativa». Prende spunto da altri autori? «Come no. Radio clandestina, su via Rasella e le Fosse Ardeatine, l' ho costruito da un libro di Sandro Portelli». Quanto è importante un titolo di spettacolo? «Deve dare un' immagine della storia». I produttori intervengono nel suo destino artistico? «Ne ho avuti due: il Teatro di Roma diretto da Martone per La fine del mondo, e lo Stabile dell' Umbria che ha coprodotto La pecora nera. Ma in genere i miei spettacoli non interessano ai produttori». Come spiegherebbe a un giovane la riuscita del suo teatro? «Gli farei capire che tutto sommato racconto storie come chiunque altro. Mia nonna faceva lo stesso, il mio vicino di casa narra bene quanto me, ma né mia nonna né il vicino sono andati in tournée». Come vede il teatro, oggi? «Prima trattoria, cinema e teatro erano scelte simili, adesso il teatro è un luogo e un momento di confronto politico». Teatro Tor Bella Monaca, via Bruno Cirino, domani, ore 21, ingresso gratis - RODOLFO DI GIAMMARCO