Don Roberto si è occupato di dare dignità ai baraccati dell’Acquedotto Felice di Roma dove vivevano immigrati del sud in baracche di lamiere e cartoni, senz’acqua né luce né fogne con piccoli orti coltivati per mettere insieme qualcosa da mangiare. Si è interessato di dare cultura ai loro bambini dimenticati e discriminati dalla scuola borghese che frequentavano la Salvo d’Acquisto al Quadraro in via Selinunte, dove spesso finivano in classi differenziate. Creò la “Scuola 752” dal numero civico della baracca che aveva acquistato da una prostituta e dove andò a vivere dopo aver abbandonato la parrocchia San Policarpo dove era stato designato diventando sacerdote nel 1965, formatosi nell’ambito della scuola di Don Milani e con alle spalle l’esperienza francese dei preti operai.
La sua azione continuò negli anni successivi fino a intrecciarsi alle battaglie negli anni ’70 a fianco dei senza casa per vedersi riconosciuto il diritto a un’abitazione. Don Roberto è stato vicino ai malati di Aids e ai rom. La sua vita è stata una continua assistenza e condivisione degli ultimi.
“Non ho fatto nulla di particolare se non mettere in pratica il Vangelo”.
Nella foto di Chiara Spaghetti Kurtovic, don Roberto Sardelli