Giuseppe Albano, da partigiano a gangster
di Carlo Lucarelli,
Sul Venerdì del 1° luglio 2022
Nel film di Carlo Lizzani, un bellissimo bianco e nero del 1960,Giuseppe Albano si chiama Alvaro Cosenza e ha il volto pulito, intenso e molto francese di Gérard Blain. Il film si intitola Il Gobbo, e infatti il soprannome di Albano era più o meno quello, il Gobbo del Quarticciolo, perché all’inizio tedeschi e fascisti non sapevano chi fosse, soltanto che soffriva di cifosi e veniva da quel quartiere di Roma.
Per il resto, invece, lo conoscono bene, perché Albano è uno dei protagonisti della Resistenza romana, per la quale compie e guida azioni fulminee ed efficaci. Attentati ai soldati di pattuglia, sabotaggi ai treni che transitano dalla stazione, assalti ai forni con redistribuzione di farina che lo rendono un vero e proprio Robin Hood. Piccolo e minuto, con un cappello da gangster e la pistola, rapidissimo ad apparire, colpire e scomparire, il Gobbo fa paura a chi lo considera un terrorista e un criminale, ma è ammirato, protetto e amato da chi invece lo vede come un eroe.
Poi Roma viene liberata, la guerra continua più a Nord ma in città è finita, ci sono gli Alleati ed è tornato il re. Tutto a posto, grazie. Giuseppe Albano, però, non si ferma. Una spinta rivoluzionaria che non si esaurisce col ritorno dello stato di prima, una violenza che non si spegne con le feste per le strade, una prassi criminale che continua: qualunque sia la ragione dopo il 4 giugno del 1944 il Gobbo del Quarticciolo da eroe diventa un gangster.
Fa un errore, soprattutto: il furto di alcuni fusti di benzina finisce in un conflitto a fuoco in cui resta ucciso un soldato inglese. Carabinieri e alleati intervengono addirittura con i carri armati e riescono dove fascisti e tedeschi avevano fallito. Lo trovano, lo inseguono fin dentro un androne di un palazzo al numero 12 di via Fornovo e il 16 gennaio del 1945, in una sparatoria con i carabinieri, il Gobbo viene ucciso.
Non finisce lì, naturalmente. Fotografie, verbali che differiscono, testimonianze, ipotesi diverse sulla dinamica e le cause della sua morte e su chi l’abbia cercata e voluta, raccolte in libri molto interessanti, trasformano anche la storia del Gobbo del Quarticciolo in uno dei cosiddetti Segreti Italiani, un po’ come la storia del bandito Salvatore Giuliano. Non sarò certo io a dire che sia una cosa esagerata, il mondo, sia quello di allora che quello di adesso, e soprattutto da noi, è abbastanza complesso da giustificare tutto.
Anche se il mistero più affascinante, quello più oscuro, resta proprio l’animo complesso e contraddittorio di Giuseppe Albano, detto il Gobbo del Quarticciolo.