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di Salvatore Giuffrida, di Salvatore Giuffrida
16 APRILE 2022 

Trentuno vittime, 750 deportati. Il 17 aprile del 1944 la feroce rappresaglia delle SS contro il quartiere rosso di Roma

Sono le 4 del mattino, i soldati del 71esimo Panzergrenadier al comando del colonnello delle SS Herbert Kappler bloccano le strade da via Tuscolana a Torpignattara: inizia Unternehmen Walfish, operazione Balena, il rastrellamento del Quadraro. Il quartiere è isolato, nessuno entra, nessuno esce. I tremila soldati, coordinati dalle SS, irrompono nelle case, prendono con la forza gli uomini dai 16 ai 55 anni e li portano al cinema Quadraro in via Tuscolana, quartier generale dell'operazione. Sono meno di duemila, un gruppo di dattilografe italiane li registra e i tedeschi li selezionano: gli abili vengono mandati in Germania ai lavori forzati nei lager. Sono le 10 del 17 aprile 1944, l'operazione Balena finisce.

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A raccontarla oggi, dopo 78 anni, è Pierluigi Amen, storico dell'Associazione nazionale reduci dalla prigionia, che al rastrellamento del Quadraro ha dedicato i suoi studi, sfatando alcuni miti. A cominciare dai numeri. Le vittime sono in tutto 31, i deportati 750: dal Quadraro vengono portati a Cinecittà e da lì al campo di detenzione di Fossoli e infine a Ratibor (oggi Raciborz in Polonia) per essere smistati nelle fabbriche presso i lager. Molti deportati non erano del Quadraro ma si nascondevano nella borgata: militari sbandati, ebrei, un gruppo di protestanti, piccoli commercianti. Tra i deportati c'erano alcuni fiancheggiatori partigiani ma non le bande combattenti, che si nascondevano nell'ospedale Ramazzini per malati di tubercolosi: si aspettavano un imminente rastrellamento. Del resto lo aveva deciso il capo delle SS Heinrich Himmler a causa dell'attentato di via Rasella del 23 marzo: è scritto nelle memorie di Eugene Dollman, addetto militare SS a Roma.

Il piano era di deportare tutti gli uomini dai 16 ai 55 anni iniziando dai quartieri "rossi": Testaccio, Trastevere, San Lorenzo, poi Quadraro e Centocelle. Ma il 10 aprile Giuseppe Albano, il Gobbo del Quarticciolo, andò con due partigiani all'osteria "La campestre" vicino il Quadraro e incontrò per caso un gruppo di militari tedeschi: ne nacque una sparatoria in cui perirono tre nazisti. Fu il pretesto per Kappler, a corto di uomini e mezzi, per iniziare dal Quadraro, più piccolo e facile da controllare: in fondo i tedeschi sapevano che le figure della resistenza si nascondevano nelle grotte sotto il Quadraro e non nei quartieri del centro. Kappler non andò per il sottile. Fu una azione di guerra contro i civili. Qualcuno si trovò nel posto sbagliato al momento sbagliato. Come Guido Castelli, classe 99, netturbino che lavorava per il conte Vaselli, all'epoca dominus della nettezza urbana: fu catturato per caso in vicolo degli Angeli mentre andava a comprare le arance da rivendere al mercato nero. Fu costretto a lavorare per la Ig Farben, colosso del chimico, che riforniva lo Zyklon B alle SS per le camere a gas. O Giuseppe Mea, carabiniere partigiano della Banda Caruso: lavorò per la Kalle, azienda ancora attiva. I 750 deportati tornarono dai lager ma almeno il 15% andò nelle città di origine fuori dal Quadraro. Una deportazione nazionale, per la quale ieri la consigliera Pd Marta Bonafoni ha depositato una legge scritta con Pierluigi Amen per istituire la giornata della memoria.

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L'intervista allo storico Pierluigi Amen: "Il rastrellamento deciso in rappresaglia ai fatti di via Rasella"

Perluigi Amen, da storico lei sostiene che il rastrellamento fu deciso a causa dell’attentato di via Rasella. Perché?

“È scritto nelle memorie dei comandanti tedeschi che operarono a Roma, tra cui Eugene Dollmann che era l’addetto militare SS e amico personale di Himmler, che lo aveva mandato nella capitale per controllare la situazione. Dopo l’azione di guerra partigiana di via Rasella le massime gerarchie naziste decisero che i romani non meritavano più alcun trattamento di favore e ordinarono la deportazione di massa dei civili romani abili al lavoro: alle fabbriche tedesche serviva manodopera per sostituire i giovani tedeschi in armi. La sparatoria all’osteria fu il pretesto per attuare una prova generale: si iniziò dal Quadraro che era facilmente circoscrivibile”.

Sapevano le SS che i partigiani si nascondevano nell’ospedale Ramazzini?

“Le SS erano al corrente, tramite informatori sotto falsa identità, che nella borgata erano presenti elementi della resistenza ma non ebbero mai il preciso sentore né la delazione che il quartier generale delle attività partigiane del Quadraro fosse in realtà presso l’ospedale Ramazzini a Porta Furba. Furono rastrellati alcuni fiancheggiatori che vivevano nelle proprie abitazioni ma non vennero riconosciuti come partigiani e furono deportati insieme agli altri”.

Chi è Don Gioacchino Rey ricordato come il parroco delle trincee?

“Cappellano militare durante la prima guerra mondiale, medaglia d’oro al merito civile, era parroco di Santa Maria del Buon Consiglio al Quadraro. Se oggi sappiamo le identità dei rastrellati si deve al fatto che lui ne raccolse i nominativi. Se non fosse prematuramente deceduto il 13 dicembre 1944 per un incidente stradale il rastrellamento del Quadraro non sarebbe mai rimasto così a lungo nell’oblio. Invece ancora oggi è sconosciuto alla maggior parte degli italiani”.

Perché è attuale il rastrellamento?

“Oggi stiamo rivivendo in Ucraina a distanza di duemila chilometri le stesse immagini. È vero che i motivi reali degli ucraini deportati in Russia sono ancora sconosciuti ma mi sembra che l’uomo non impara mai nulla dagli orrori del passato”.



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