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di Umberto Gentiloni

la Repubblica 27 MARZO 2023

fosse ardeatine

La strage delle Fosse Ardeatine segna la memoria e l'identità di Roma. Nel secondo dopoguerra il Mausoleo diventa uno dei luoghi emblematici della Resistenza, richiamo simbolico, tappa di passaggio per protagonisti della complessa rinascita democratica. Le visite delle più alte cariche istituzionali alle cave scandiscono lo scorrere del tempo nelle stagioni dell'Italia repubblicana. Ma del massacro si scrive anche allora, a ridosso dagli eventi, quando le notizie cominciano a circolare nei mesi dell'occupazione nazista della città e nei primi passi di una ritrovata e preziosa libertà. Il ricordo che Eugenio Colorni dedica a Giuseppe Lopresti esce sulle colonne de l'Avanti! il 19 agosto 1944, cinque mesi dopo la strage, a due mesi e mezzo dall'ingresso delle truppe alleate nel perimetro cittadino. Uno scritto postumo, una sorta di triste presagio.

Colorni coautore del Manifesto di Ventotene era stato ucciso alla fine di maggio 1944, come si legge nella targa apposta sul luogo dell'agguato: "vittima dell'efferata violenza della Banda Koch durante l'occupazione nazifascista della città". Lopresti diventa un simbolo di una giovane vita spezzata: lo spessore culturale (gli studi in giurisprudenza e filosofia, compagno di scuola di Claudio Pavone al liceo Tasso), la scelta per la Resistenza senza mezze misure. A 25 anni combatte per la libertà di tutti nel passaggio più difficile, quello dell'uscita da una dimensione individuale per condividere obiettivi e forme della lotta partigiana.

Nel fascicolo personale (mausoleofosseardeatine.it dove sono pubblicati e consultabili i documenti sulle vittime) si legge che è stato arrestato a piazza Indipendenza il 13 marzo 1944, della sua morte si "è saputo dopo l'avanzata degli Alleati". Ricopre incarichi delicati, si qualifica come giovane espressione di una leva in ascesa che aveva attraversato il fascismo con la consapevolezza di doversi distaccare dalle forme e dai messaggi del regime. Mantiene i tratti della sua giovane età a partire dall'allegria. Torturato nel carcere di via Tasso prima di essere coinvolto nelle dinamiche della rappresaglia non aveva perso riferimenti e speranze. Una tranquillità riconosciuta e riconoscibile, un segno che si oppone alla logica della vendetta, a quella violenza indiscriminata e gratuità che va contro la natura delle persone, i valori che costruiscono relazioni e legami all'interno di una comunità. La denuncia contro il fascismo è un monito per chi è impegnato nei mesi cruciali della guerra civile: non disperdere energie e intelligenze, non lasciare che i sacrifici dei più giovani, di una nuova generazione possano andare perduti o cancellati.

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