Il sito del quartiere di Roma medaglia d’oro al merito civile osservatorio del Quadraro (diviso tra V e VII municipio) e del resto di Roma nota e, anche quella da scoprire www.ilquadraro.it - scrivi alla redazione ilquadraro@gmail.com

Una giornata tra incontri e dibattiti organizzata dall'Anpi Roma e dalla sezione Nido di Vespe. E poi la camminata della Comunità educante nei luoghi simbolo di quella terribile mattina del 17 aprile di 77 anni fa, per distruggere il "nido di vespe", quando circa mille uomini vennero prelevati dalle loro case e deportati nei campi di concentramento nazisti.

di Marino Bisso, di MARINO BISSO
16 aprile 2021

Era il 17 Aprile di 77 anni fa quando alle 5 del mattino scattò l'Operazione Balena, un grande rastrellamento in una delle borgate più ribelli, della capitale, il Quadraro. Quello che l'esercito nazi-fascista riteneva "un nido di vespe": così Kappler, il "boia delle Fosse Ardeatine", definiva il quartiere del Quadraro durante l'occupazione tedesca di Roma.

Fu lui stesso a comandare l'operazione militare di accerchiamento dell'esercito nazista per riaffermare il pieno controllo della borgata e delle strade che collegavano Roma con il fronte sud dove l'armata anglo-americana tentava di avanzare.

Il rastrellamento del Quadraro determinò dapprima la cattura di circa 2.000 uomini compresi tra i 15 e i 55 anni e poi la deportazione di 947 persone.

Prima vennero portati a Cinecittà e poi dopo alcuni giorni caricati su una lunga colonna di camion con destinazione ignota a tutti loro. Così poco meno di 1000 uomini del Quadraro dai 16 ai 60 anni dopo un lungo viaggio furono portati in Germania nei campi di concentramento di Hitler.

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La giornata dell'Anpi per non dimenticare

 "Per tentare di stroncare l'attività partigiana il comando tedesco pianificò la deportazione dell'intera popolazione maschile dai 16 ai 60 anni della borgata - spiegano all'Anpi di Roma che con la Sezione Nido di Vespe Cinecittà Quadraro ha organizzato diverse iniziative per non dimenticare quella terribile  giornata - L'azione, nome in codice "Unternehmen Walfisch" (Operazione Balena) scattò all'alba del 17 aprile 1944. L'esercito tedesco, con l'aiuto dei repubblichini, accerchiò l'intero quartiere e con inaudita violenza perquisì ogni casa.

Al termine della giornata furono rastrellate circa 1.500 persone portate prima al cinema Quadraro e poi negli stabilimenti di Cinecittà. Di questi, 947 furono prima detenuti nel campo di concentramento di Fossoli e poi deportati in Germania. Soggetti a turni di lavoro massacranti e a condizioni di vita disumane molti persero la vita e non tornarono alle proprie case". La commemorazione verrà svolta alle 17.30 al parco Monte del Grano e sarà possibile seguire la diretta sulla pagina della sezione dell'ANPI "Nido di Vespe" Cinecittà Quadraro.

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Fu il secondo rastrellamento, dopo quello del ghetto del 16 ottobre 1943, a essere compiuto nella città di Roma con lo scopo di colpire una delle borgate ribelli che si erano opposte al nazifascismo, dove nacque la Resistenza popolare, e che per questa ragione è stato insignito della Medaglia d'Oro al Valore Civile. Il Quadraro era considerato rifugio e base di gruppi di partigiani, renitenti alla leva e perseguitati. Le lunghe grotte sotterranee che collegavano i vari quartieri popolari di Roma Est, tra Torpignattara, Centocelle, Quaricciolo, Borgata Gordiani e Pigneto, erano diventati nascondigli e depositi di armi da utilizzare nei sabotaggi contro l'esercito nazi-fascista.

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I motivi della vasta operazione militare, compiuta impiegando tremila soldati, sono spiegati bene dalle parole dell'allora console generale tedesco a Roma, Friedrich Eitel Moellhausen: "Il rastrellamento del Quadraro fu il più imponente di quelli che Roma subì; non rientrò però nel quadro previsto dalle Forze Armate per procacciarsi mano d'opera. Fu un'operazione diretta della polizia responsabile della sicurezza di Roma, la quale vedeva nel Quadraro il rifugio di tutti gli elementi contrari, degli informatori, dei partigiani, dei comunisti, di tutti coloro che essa combatteva. Il comando della città era dell'opinione, più volte manifestata, che quando qualcuno non riusciva a trovare rifugio o accoglienza in conventi o al Vaticano, si infilava al Quadraro, dove spariva. Voleva finirla una buona volta con quel "nido di vespe".

Il percorso della memoria

Sempre sabato 17 aprile, alle ore 16 (dalla metro Porta Furba-Quadraro, ai tornelli) parte il walkabout che ricorderà uno degli eventi più gravi di Roma Città Aperta: il rastrellamento accaduto al Quadraro nel 1944, in quello che Kesserling definiva uno dei dei "nidi di vespe". Un atto di tale crudeltà che fece riconoscere al Quadraro la medaglia d'oro al Valor Civile. Si ripercorreranno quei momenti, camminando nei luoghi di quella che allora era borgata proletaria, ascoltando, con dei sistemi radio, le testimonianze registrate di alcuni protagonisti, conversando nel walkabout-esplorazione partecipata radionomade condotto da Urban Experience.

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Parteciperanno Elena De Santis (assessora alle politiche educative e culturali del Municipio VII), lo storico Pierluigi Amen, Ascanio Celestini, Bianca "la Jorona" Giovannini che canterà "Roma città aperta", Ugo Spagnuolo, artista che ha curato proprio nella stazione metro al Quadraro l'opera d'arte relazionale "Vuoti di memoria", e altri ancora.

"Sarà l'occasione per sviluppare la mappatura dei luoghi della memoria avviata dalla Comunità Educante Diffusa del VII Municipio e ricordare quegli adolescenti che non riuscirono a tornare, come Eldio Del Vecchio, su cui ascolteremo un geo-podcast dell'app Loquis, sulla sua pietra d'inciampo.

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Eldio aveva 16 anni quando fu svegliato all'alba del 17 aprile 1944, per quel terribile rastrellamento nella borgata del Quadraro. Tremila Tedeschi, capeggiati dal colonnello Kappler arrestarono più di 900 persone - spiegano dalla Comunità Educante Diffusa - Tra questi c'erano Ebrei, Partigiani e militari allo sbando dopo l'8 settembre. I Tedeschi definivano quel territorio "nido di vespe", sia per la densità della popolazione, sia per la peculiarità del territorio: con i tunnel tufacei ottimi per nascondersi. Tra i rastrellati c'erano semplici lavoratori e ragazzi come Eldio che, salutando la madre atterrita, le disse: "Stai tranquilla mamma ce portano a lavorà". La deportazione fu durissima: dopo Fossoli arrivo a Buchenwald nel 1945, dove fu assassinato a pochi mesi dalla Liberazione. La sua pietra di inciampo è presso la sua casa a via dei Lentuli 60".

L'evento è conforme alle indicazioni anti-assembramento per cui saranno utilizzati sistemi radio per l'ascolto via radio con cuffie e altoparlantini, ed è promosso dalla Comunità Educante Diffusa del VII Municipio che sta realizzando una mappatura web, avviata due anni fa dall'Assessorato municipale alla Cultura, dei distretti culturali del territorio.

"Un'iniziativa su cui si sta innestando un approccio particolare definito "dislarghi" per intendere uno sguardo più aperto e partecipato, teso al coinvolgimento attivo delle nuove generazioni. Urban Experience condurrà il walkabout-esplorazione partecipata radionomade in cui si ascolteranno alcuni repertori audio documentali utilizzati nelle decine di azioni svolte "inciampando nella memoria" (vedi questo report in cui si tratta dell'esplorazione con i bambini della scuola primaria del Quadraro "Damiano Chiesa", in cui si raccolse la testimonianza primaria del barbiere Gino a Via de Quintili sull'"apnea partigiana" evocata dalla stencil art che campeggiava sulla loro scuola".

Q 44 - Il VIDEO appello Quadraro Aprile 44 : "Sapere per non dimenticare"

Otto anni fa un collettivo di giovani artisti "Quadraro Aprile 44" ha coinvolto attori e personaggi della cultura e superstiti in un progetto video per ricordare in un video appello per "non dimenticare" quella terribile mattina che trasformò, in poche ore, il Quadraro in un quartiere abitato solo da donne, bambini e anziani. In questa occasione "Quadraro Aprile 44" ha lanciato l'invito a condividere quanto più possibile il video appello "affinché venga scritto nei libri di testo del Rastrellamento del Quadraro, non fermiamoci finché questa storia non diventi patrimonio comune: tutti devono sapere: per non dimenticare".

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"E' l'alba del 17 aprile 1944. I nazisti, che da mesi organizzano vere e proprie retate nelle più svariate zone di Roma, accerchiano il Quadraro. Il Quadraro è una borgata popolare, isolata dagli altri quartieri romani e posta all'estrema periferia della Capitale. I suoi abitanti sono persone comuni: molti di loro fanno parte delle maestranze di Cinecittà, operai e artigiani che lavorano nella grande industria del cinema.

Alcuni di loro, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, hanno combattuto al fianco dei granatieri contro i tedeschi su via Tuscolana e molti, donne e uomini, hanno perso la vita - viene raccontato nel filmato Quadraro Aprile 44 - Altri, invece, nascondono nelle loro case i partigiani, i soldati ribelli che non hanno prestato giuramento alla Repubblica di Salò, i carabinieri del Fronte Clandestino di Resistenza, gli ebrei scampati alla deportazione del ghetto. "Si te volevi nasconde a Roma, ce stavano solo du posti: er Vaticano...e er Quadraro" Ed è per questo che il Quadraro diventa bersaglio".

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"Alle 5 del mattino del 17 aprile 1944 gli abitanti del quartiere si svegliano col rumore di passi pesanti sul selciato. E' iniziata l'Operazione Balena. Truppe di nazi-fascisti agli ordini del comandante Kappler circondano la borgata, bloccano le vie di uscita, entrano nelle case. Tutti gli uomini dai 15 ai 60 anni devono essere portati via. Questi sono gli ordini. Il rastrellamento del Quadraro si inserisce in un'operazione più ampia per il reclutamento della forza lavoro necessaria alle industrie tedesche. Oltre 700 uomini vengono deportati al campo di concentramento di Fossoli e poi in Germania, per essere venduti come schiavi a fabbriche di prodotti chimici, industrie minerarie, alimentari o edili. Tutti sono colpiti, senza distinzione di orientamento politico o di classe sociale. E il Quadraro diventa un quartiere di soli anziani, donne e bambini. La maggior parte dei deportati tornerà dalla Germania con malattie croniche e mortali, ricongiungendosi alle famiglie stremate dalle difficoltà.

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L'eccidio di Sant'Anna di Stazzema, la strage di Marzabotto, lo sterminio delle Fosse Ardeatine e la deportazione degli ebrei del ghetto, appartengono alla nostra storia nazionale. Così come il rastrellamento del Quadraro, tramandato ormai solo dalla voce degli ultimi reduci rimasti. Oggi i pochi testimoni della prigionia vengono invitati nelle scuole a parlare con i ragazzi. Ma col passare degli anni, arriverà il momento in cui nessuno più racconterà di come un intero quartiere, dal commerciante al parroco, dal poliziotto all'artigiano, si sia ribellato all'oppressione. La memoria della Resistenza si sta affievolendo, e il rastrellamento del Quadraro non è inserito in alcun libro di testo, nonostante il quartiere sia stato insignito della medaglia d'oro al merito civile. Invece la sua storia deve essere conosciuta e deve poter essere condivisa. Questo vogliono i reduci e questo chiediamo noi, che pensiamo alla memoria come a un patrimonio comune, a un elemento indispensabile per vivere il nostro presente". VIDEO

La scomparsa degli ultimi sopravvissuti

Il 29 agosto di quattro anni fa è scomparlo uno degli ultimi testimoni scampati alla deportazione seguita al rastrellamento del Quadraro. Romano Levantini, morto all'età di 89 anni, era sopravvissuto alla prigionia nazista del 1944. Riuscì a fuggire con il fratello Ario dopo 56 giorni e a tornare fortunosamente a Roma dopo la liberazione. La sua testimonianza portata in tantissime scuole ha fatto conoscere a tanti giovani l'orrore nazista. "Per anni ho avuto paura persino dei netturbini: le divise mi terrorizzavano. Ma voglio ricordare e raccontare: troppi giovani oggi non sanno. Li guardavo, erano in due, nella divisa delle SS, guardavo i loro occhi freddi e mi chiedevo, ma perché? Perché tutto questo? Perché ci odiano così tanto?".

 

Giuseppe Albano, da partigiano a gangster
di Carlo Lucarelli,
Sul Venerdì del 1° luglio 2022

Giuseppe AlbanoNel film di Carlo Lizzani, un bellissimo bianco e nero del 1960,Giuseppe Albano si chiama Alvaro Cosenza e ha il volto pulito, intenso e molto francese di Gérard Blain. Il film si intitola Il Gobbo, e infatti il soprannome di Albano era più o meno quello, il Gobbo del Quarticciolo, perché all’inizio tedeschi e fascisti non sapevano chi fosse, soltanto che soffriva di cifosi e veniva da quel quartiere di Roma.

Per il resto, invece, lo conoscono bene, perché Albano è uno dei protagonisti della Resistenza romana, per la quale compie e guida azioni fulminee ed efficaci. Attentati ai soldati di pattuglia, sabotaggi ai treni che transitano dalla stazione, assalti ai forni con redistribuzione di farina che lo rendono un vero e proprio Robin Hood. Piccolo e minuto, con un cappello da gangster e la pistola, rapidissimo ad apparire, colpire e scomparire, il Gobbo fa paura a chi lo considera un terrorista e un criminale, ma è ammirato, protetto e amato da chi invece lo vede come un eroe.

Poi Roma viene liberata, la guerra continua più a Nord ma in città è finita, ci sono gli Alleati ed è tornato il re. Tutto a posto, grazie. Giuseppe Albano, però, non si ferma. Una spinta rivoluzionaria che non si esaurisce col ritorno dello stato di prima, una violenza che non si spegne con le feste per le strade, una prassi criminale che continua: qualunque sia la ragione dopo il 4 giugno del 1944 il Gobbo del Quarticciolo da eroe diventa un gangster.

Fa un errore, soprattutto: il furto di alcuni fusti di benzina finisce in un conflitto a fuoco in cui resta ucciso un soldato inglese. Carabinieri e alleati intervengono addirittura con i carri armati e riescono dove fascisti e tedeschi avevano fallito. Lo trovano, lo inseguono fin dentro un androne di un palazzo al numero 12 di via Fornovo e il 16 gennaio del 1945, in una sparatoria con i carabinieri, il Gobbo viene ucciso.

Non finisce lì, naturalmente. Fotografie, verbali che differiscono, testimonianze, ipotesi diverse sulla dinamica e le cause della sua morte e su chi l’abbia cercata e voluta, raccolte in libri molto interessanti, trasformano anche la storia del Gobbo del Quarticciolo in uno dei cosiddetti Segreti Italiani, un po’ come la storia del bandito Salvatore Giuliano. Non sarò certo io a dire che sia una cosa esagerata, il mondo, sia quello di allora che quello di adesso, e soprattutto da noi, è abbastanza complesso da giustificare tutto.

Anche se il mistero più affascinante, quello più oscuro, resta proprio l’animo complesso e contraddittorio di Giuseppe Albano, detto il Gobbo del Quarticciolo.



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